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Beppe Grillo non sa gestire il down

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Ieri mi stavo masturbando su internet, quando, colpito da un’associazione mentale con quello che stavo guardando (un sito di fisting) e dovendo rapidamente cambiare pagina per trarre in inganno il capo entrato nella mia stanza, ho aperto l’home page del blog di Grillo. Il capo mi ha detto quello che mi doveva dire (non stavo ascoltando) e quando è andato, dopo aver ringraziato i colleghi per non aver fatto la spia, abbasso di nuovo gli occhi sul monitor.

Lì campeggia il titolo di Grillo. “Vi capisco”. “Oddio”, penso, “che avrò fatto adesso?”. Perché dovete sapere che, anche se so che è ridicolo, non riesco a togliermi l’idea che Beppe parli di me, sul suo blog. Voglio dire, avete presente quando si è chiesto quanti sono i Kabobo d’Italia? Ecco: quanti di voi sono subito andati a posare il piccone dove l’avevano preso, dopo averlo letto?

Ma poi leggendolo ho capito che io non c’entravo, per una volta. Ce l’ha con le amministrative, e io non dovevo votare a questo giro. Perfetto. Faccio per chiudere il browser e cominciare a lavorare (ormai la sega era rovinata, grazie capo!), quando mi accorgo di avere un’altra insoddisfazione dentro, oltre a quella relativa alla ritenzione del seme (che poi secondo il Tantra non dovrebbe nemmeno essere considerata un’insoddisfazione, ma vabbè).

Rileggo il pezzo (non occorre che lo facciate anche voi) e mi accorgo immediatamente, ora che sono più lucido, di cosa manca. Mancano le urla. I giochi di parole di quart’ordine con i nomi degli avversari. Gli insulti.

Beppe, cosa ti succede? Non è ancora giugno e parli di Autunno Freddo (proprio con le maiuscole). Fornisci numeri da cui si evince che quelli che consideri elettori del M5S sono e saranno sempre minoranza. Chiudi con un amaro, amarissimo “Vi capisco, avete fatto bene”, in un grassetto che non simula un urlo, come al tuo solito, ma serve solo a far capire ai tuoi lettori abituali l’ironia (si sa che i sostenitori di Grillo sono secondi solo agli autistici per capacità di capire i sottintesi e il linguaggio obliquo). Un ringraziamento poscritto agli elettori fedeli che è quasi un addio alle armi.

Questo non è semplicemente non sapere accettare una sconfitta. Questo è non saperla proprio gestire. Non saper fare non dico autocritica, ma nemmeno rendersi conto che una sconfitta è nell’ordine delle possibilità, è qualcosa che può succedere. Come un secchione abituato ai trenta e lode che prende il suo primo ventinove, Grillo reagisce alla batosta elettorale (batosta rispetto a quello che lui si aspettava, e non raccontatemi che lui non si aspettava di vincere a Roma) stendendosi sul letto spompato, senza forze. Che ci sta, intendiamoci, ma non è il caso di accendere la webcam e di farti vedere così da tutte le persone che ti stimano e ti vogliono bene.

Poi, ripensando alle urla, ai comizi, alla dirompenza fisica e verbale di Beppe, mi domando: che tipo di persona è una che un giorno grida, è esuberante, è addirittura invadente e il giorno dopo è dimesso, amaro, malinconico, triste, solitario e finale?

Naturalmente non voglio dire che Grillo è questo tipo di persona, non sono così ingenuo: ma la sua immagine pubblica, quella che lui volontariamente e involontariamente trasmette attraverso le sue azioni e le sue parole è questa. La parola esita sulla punta delle mie dita e non vuole uscire allo scoperto della tastiera.

Maniaco. Sì, ecco: maniaco-depressivo. Pericoloso per sé e per gli altri se non sa gestire il down, cioè se porta nella sua fase maniacale i pensieri tipici della fase depressiva.

Il giorno dopo Beppe era quello di sempre: “Ne resterà solo uno”, fotografia di Grillo highlander ruggente.

Oggi Grillo sfancula persino Rodotà, colpevole di avergli rimproverato l’eccesso di passività in Parlamento:

In prima fila persino, con mio sincero stupore, un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra.

Tutto a posto? Davvero? Non vi sembra che Grillo, in realtà, stia forse inconsciamente sfanculando non Rodotà, ma un ultrasessantenne miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dai palasport dove era stato confinato dai politici, a cui molti augurano una grande carriera e di rifondare il paese, la costituzione, e così via?

Tremo, mentre Grillo continua a creare e disfare cardinali come un papa romano del peggior cinquecento, identificando i nemici, con chiari sintomi di schizofrenia paranoide, in tutti coloro che non gli leccano il culo entusiasticamente a ogni sua iniziativa. Fino al prossimo down.


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